Tra le numerose patologie che colpiscono l’apparato oculare, una delle più complesse e problematiche per la vista è il cheratocono, che si manifesta attraverso un progressivo assottigliamento di questa componente dell’occhio, portandola ad assumere una forma sempre più simile a un cono, compromettendo la capacità visiva. La medicina oftalmica ha però trovato una soluzione innovativa per trattare il cheratocono: il cross-linking corneale.
Vediamo insieme di che si tratta, chi è indicato per il trattamento e come funziona questa tecnica!
Che cos’è il cheratocono
Il cheratocono è una patologia che colpisce la cornea (la membrana trasparente posizionata davanti all’iride e alla pupilla) soprattutto tra persone di età compresa tra i 10 e i 24 anni. Una cornea affetta da cheratocono questa parte dell’occhio perde rigidità e struttura e tende ad assumere una forma allungata, simile a quella di un cono
Trattandosi di una patologia degenerativa, il problema tende a peggiorare nel tempo, causando disturbi notevoli, tra cui una visione distorta e offuscata, una maggiore sensibilità alla luce e irritazione oculare. Una rapida diagnosi del cheratocono permette però di mettere in atto valide soluzioni per rallentare o frenare il problema.
Sintomi comuni e diagnosi
Sebbene alcune manifestazioni della patologia possano assomigliare ad altre problematiche, essa presenta dei sintomi specifici che è bene comunicare all’oculista in modo da effettuare una diagnosi del cheratocono tempestiva.
Questa viene svolta attraverso una semplice visita oculistica, prenotata in seguito a un peggioramento della capacità visiva o di un improvviso astigmatismo.
Nello specifico, i sintomi del cheratocono sono:
- Fotosensibilità
- Sviluppo di astigmatismo irregolare
- Immagini distorte, offuscate o sdoppiate
- Irritazione agli occhi
- Difficoltà nell’utilizzo di lenti a contatto
- Edemi e cicatrici corneali, nei casi più gravi o dal decorso accelerato
È bene sottolineare che i sintomi del cheratocono possono variare da un paziente all’altro, motivo per cui andrebbe evitata un’autodiagnosi. Al contrario è caldamente consigliato recarsi presso il proprio oculista di fiducia al comparire dei primi fastidi.
Anche le cause del problema sono varie: in genere il cheratocono si manifesta casualmente, mentre altre volte alcuni fattori possono aumentare il rischio di sviluppo. Chi soffre di retinite pigmentosa, per esempio, è più esposto alla patologia, così come chi è soggetto a irritazioni frequenti, a chi tende a sfregare spesso gli occhi o chi utilizza le lenti a contatto per periodi molto prolungati.
In caso di cheratocono il medico può decidere se prescrivere lenti a contatto semirigide, per correggere l’astigmatismo, mentre in altri casi si cerca di frenare la progressione del problema attraverso un trattamento innovativo: il cross-linking corneale.
Definizione del cross-linking corneale
Frutto della moderna scienza oftalmica, il cross-linking corneale è un trattamento per il cheratocono innovativo e poco invasivo, che mira a rallentare il degenerare della malattia o addirittura a fermare il suo decorso. Si tratta di una soluzione eccellente per i pazienti che soffrono di questa patologia progressiva, con un bassissimo rischio di complicazioni e dal semplice decorso post-operatorio.
Nello specifico, il cross-linking ha lo scopo di rafforzare la cornea, in modo che sia meno propensa a deformarsi. Per questo ricopre anche un utile ruolo preventivo.
Ma come funziona questa cura per il cheratocono? La sua efficacia è dovuta all’esposizione dell’occhio alle vitamine contenute in un particolare collirio e ai raggi UV.
Procedure del cross-linking
Non esiste un’unica procedura per il cross linking-corneale, poiché ogni paziente è diverso e può manifestare diversi stadi della patologia e diverse condizioni. Il trattamento è dunque personalizzato in base alle esigenze specifiche, valutate assieme al medico, e suddiviso in due tipologie principali: cross-linking epi-off e epi-on.
Tecnica epi-off
Questa procedura – anche detta cross-linking standard – prevede che lo strato più esterno della cornea venga eliminato, prima di procedere con l’applicazione di un collirio contenente riboflavina. La rimozione della pellicola superiore della cornea prevista dalla tecnica epitelio-off facilita infatti l’assorbimento di questa vitamina.
In seguito si espone l’occhio a luce UV, fermando o rallentando il progredire della malattia.
Tecnica epi-on
Questa tecnica viene detta invece cross-linking transepiteliale (o cross-linking epitelio-on) e viene effettuata conservando ogni parte di cornea, che dunque rimane del tutto intonsa. Il collirio da applicare ha però una formula diversa, che gli permette di penetrare attraverso l’epitelio corneale e di agire sull’occhio prima dell’esposizione ai raggi UV.
Chi è un buon candidato per il cross-linking
Il cross-linking è un trattamento moderno ed efficace, a basso rischio e capace di offrire ai pazienti una soluzione valida per tornare a vedere bene senza bisogno di ricorrere al trapianto di cornea. Anch’esso ha però alcuni limiti di cui è importante tenere conto, soprattutto per quanto riguarda l’idoneità dei pazienti.
Criteri di idoneità al trattamento
La possibilità di sottoporsi al trattamento è aperta a pazienti di vario tipo, che siano adulti o bambini. In genere si consiglia la tecnica agli individui che presentano un progressione del cheratocono tale da compromettere seriamente la capacità visiva, e che dunque richiederebbe un intervento di qualche tipo per migliorare la qualità della vita dell’individuo.
Esistono però alcuni fattori che potrebbero precludere il trattamento, come per esempio uno spessore corneale troppo limitato, che potrebbe aumentare i rischi di complicazioni durante l’intervento o abbassare la possibilità che il cross-linking dia buoni risultati.
Valutazione dello spessore corneale e della progressione del cheratocono
Poiché lo stato di salute dell’occhio – nello specifico lo spessore corneale – è un criterio fondamentale per capire se il paziente dovrà sottoporsi alla cura per il cheratocono e se può effettivamente farlo, è importante, in fase di diagnosi, procedere con specifiche valutazioni e misurazioni:
- Topografia corneale: verifica la forma della cornea, in modo da individuare un’eventuale curvatura e stabilire – qualora la patologia fosse confermata – quale sia lo stato di progressione del cheratocono.
- Pachimetria corneale: serve per misurare lo spessore della cornea. In caso di spessore troppo basso – ossia al di sotto dei 400 micron – il trattamento potrebbe essere precluso. Una cornea dallo spessore sano si aggira invece attorno ai 540 micron.
- Esame della vista: oltre alle misurazioni specifiche è importante valutare la capacità visiva del paziente, attraverso dei classici esami della vista. In questo contesto si verificano eventuali difetti refrattivi e anomalie fisiche della cornea.
Benefici del cross-linking corneale
Se effettuato su pazienti idonei e nel rispetto di tutte le accortezze, il tasso di successo del cross-linking corneale è altissimo, offrendo ai pazienti notevoli benefici. Nello specifico:
- Offre una cura per il cheratocono o ne frena l’avanzata: i risultati del cross-linking possono variare in base al paziente e alle sue condizioni corneali, ma di solito l’applicazione di collirio e l’esposizione a raggi UV contribuisce a rallentare notevolmente la progressione del cheratocono, mentre in alcuni casi è in grado addirittura di frenare del tutto la malattia, migliorando lo stato di salute dell’occhio.
- Migliora la capacità visiva: poiché il cheratocono si accompagna a un astigmatismo irregolare e causa offuscamento e instabilità della vista, correggere il problema attraverso il cross-linking migliora nettamente la capacità visiva del paziente, riducendo i fastidi correlati (tra cui anche la fotosensibilità e irritazione oculare).
- Offre un’alternativa al trapianto di cornea: i metodi correttivi per il cheratocono possono essere svariati. In alcuni casi si utilizzano lenti a contatto semirigide per migliorare la qualità visiva in presenza di una superficie corneale irregolare, ma una soluzione definitiva è rappresentata anche dal trapianto di cornea. Il cross-linking è un metodo innovativo che rappresenta un’alternativa valida a questo intervento più invasivo.
- Rafforza la cornea: infine, un altro beneficio del cross-linking è il rafforzamento della cornea, ripristinandone la struttura e la forma.
Rischi e considerazioni
In quanto trattamento rapido e sicuro, i rischi del cross-linking corneale sono bassissimi. Non esiste tuttavia intervento che non presenti la possibilità – seppur minima – di andare incontro a complicazioni. Per questo è cruciale effettuare tutti i dovuti controlli e sottoporre al metodo solo pazienti idonei.
Oltre ai normali fastidi che si presentano durante il periodo di recupero dopo il cross-linking (come fotosensibilità, irritazione, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, etc.), esiste un rischio molto raro di infezione, che può essere scongiurato seguendo le indicazioni igieniche del medico ed evitando di toccare gli occhi con le dita.
Tra le altre complicanze legate al cross-linking c’è la possibilità di percepire inizialmente un senso di opacità, che però sparisce gradualmente in fase di guarigione.
Il processo di recupero
Il cross-linking corneale è un trattamento minimamente invasivo, che richiede tempi di recupero generalmente brevi e poche accortezze durante la guarigione.
Le tempistiche possono però variare leggermente a seconda della tecnica utilizzata.
Tempi di guarigione
Nel caso delle tecniche che prevedono la rimozione dello strato superiore della cornea (Epi-Off), è normale che il paziente percepisca alcuni fastidi, dovuti proprio a un intervento leggermente più invasivo rispetto al l’Epi-On. Tra i disagi più comuni spicca la sensazione di avere un corpo estraneo negli occhi, accompagnata da fotosensibilità e lacrimazione.
Anche il recupero dopo il cross-linking è un po’ più lento rispetto alla tecnica epitelio-on: nella settimana successiva è probabile che la visione risulti ancora piuttosto sfocata, ma con dei miglioramenti graduali nelle due settimane successive. Alla quarta il fastidio dovrebbe essere quasi del tutto assente, mentre per un recupero perfetto della vista potrebbe essere necessario attendere fino a un anno, sebbene si registrino dei netti miglioramenti già nei primi mesi.
La tecnica Epi-On, meno invasiva, richiede tempi di recupero più brevi. Poiché la cornea non viene toccata, anche i fastidi sono contenuti e durano in genere pochi giorni. La vista migliora nel corso della prima settimana, con un recupero graduale piuttosto rapido nei mesi successivi, sebbene un ripristino completo si ottenga solo tra i 6 e i 12 mesi.
In entrambi i casi, i fastidi possono essere leniti rivolgendosi al medico e facendosi prescrivere degli antidolorifici.
Cura post-operatoria
Seguire le indicazioni del medico è fondamentale per facilitare il processo di guarigione nel periodo successivo all’intervento per il cheratocono poiché attraverso alcune specifiche accortezze è possibile proteggere l’occhio da agenti esterni potenzialmente dannosi, evitare lesioni e infezioni e ridurre il rischio di complicazioni.
In genere la cura post-operatoria prevede l’applicazione di colliri dalla funzionalità varia, dalle più comuni lacrime artificiali a prodotti antinfiammatori o antibiotici.
È consigliato inoltre evitare del tutto lo sfregamento degli occhi, anche in caso di fastidi, poiché esso potrebbe provocare danni alla cornea e creare complicazioni (per non parlare poi dei rischi igienici). Il medico consiglia in genere l’utilizzo di occhiali da sole di buona qualità, per proteggere gli occhi dai raggi UV, mentre è bene anche evitare luoghi polverosi e prestare molta attenzione a eventuali urti e agenti esterni. Anche per questo motivo è importante seguire le indicazioni del medico per quanto riguarda la ripresa dell’attività sportiva.
Assolutamente obbligatorio, infine, è sottoporsi a tutte le visite di routine consigliate, per monitorare lo stato di salute dell’occhio e valutare la guarigione.
Conclusioni
Il cross-linking corneale è una soluzione innovativa ed efficace per frenare l’avanzata del cheratocono. Questa patologia compromette seriamente la vista del paziente, ma attraverso un collirio a base di riboflavina e l’esposizione ai raggi UV, il cross-linking è in grado di rallentare o addirittura fermare il progredire del problema, migliorando la vista di chi vi si sottopone e offrendo un trattamento poco invasivo e sicuro.