“Questo giocatore vede il canestro come fosse una vasca da bagno”. Telecronisti e spettatori lo hanno detto e pensato mille volte, mentre commentavano e guardavano le partite di Steph Curry. La stella dei Golden State Warriors è considerato uno dei migliori cestisti di sempre: ha dominato la scena del basket americano e mondiale negli ultimi anni (assieme a LeBron James, che si è sottoposto a un intervento di FemtoLasik: scopri di più) e secondo alcuni ha cambiato lo stile di questo sport. Ha effettivamente introdotto il “tiro da tre da qualunque posizione”, vera e propria specialità della casa è la tripla: detiene il record per il maggior numero di triple messe a segno in una stagione (402 nell’annata 2015-2016).
Dopo 5 anni al vertice (2014-2018) la carriera di Curry ha subito un leggero rallentamento. Tra le cause di questo calo di rendimento ci sono state delle difficoltà del team, degli infortuni anche la scoperta di una patologia visiva: il cheratocono.
Il cheratocono è una patologia oculare degenerativa non infiammatoria che colpisce la porzione centrale della cornea che si assottiglia progressivamente e si curva in modo accentuato e anomalo verso l’esterno. Questa alterazione danneggia la capacità refrattiva della cornea, che non riflette i raggi luminosi correttamente sulla retina. La presenza di molteplici punti focali genera quello che viene definito “l’astigmatismo da cheratocono”: si perde l’acuità visiva in tutte le direzioni.
La visione distorta e il venir mendo dell’integrità del bulbo oculare rendono il cheratocono una patologia oculare molto insidiosa (seppur abbastanza rara). Una diagnosi precoce, nonostante non sia semplice, può permettere di contenere l’avanzare della malattia. È utile sottoporsi a visite oculistiche specialistiche periodiche, complete di esami diagnostici quali OCT, parchimetri, cheratometria.
La riabilitazione visiva nel cheratocono si ottiene difficilmente con l’uso di occhiali, più facilmente con l’uso di lenti correttive. Si tratta di lenti a contatto, costruite su misura per il singolo paziente sulla base della topografia corneale, che riescono a migliorare la capacità visiva.
È possibile, inoltre, ricorrere alla terapia parachirurgica non invasiva di ultima generazione del Cross-Linking corneale (CXL) per arrestare e in alcuni casi bloccare l’evoluzione del cheratocono, che in casi peggiori conduce al trapianto di cornea. Si utilizza principalmente come tecnica contenitiva per curare un cheratocono che potrebbe svilupparsi e peggiorare ulteriormente. Si tratta di una metodica che mira a incrementare la resistenza del tessuto corneale evitando il progressivo continuo sfiancarsi della cornea ed il concomitante deterioramento visivo percepito dal paziente. Dopo un’iniziale disepitelizzazione corneale viene installata sulla superficie della cornea una soluzione a base di destrano e riboflavina (Vitamina B2). Successivamente un laser a raggi ultravioletti (raggi UV-A) attiva questa soluzione che impacchetta le fibre corneali consolidando i vari strati lamellari che compongono la superficie della cornea.